Piero della Francesca: Sant’Antonio resuscita un bambino
(Galleria Nazionale dell’Umbria)
Se Sant’Agostino sosteneva che «L’uomo non trova pace sino a che non placa la propria sete in Dio», potremmo affermare che la magia e la superstizione rappresentano dei succedanei (nocivi e affatto dissetanti), di quell’acqua viva di cui ci parla l’Evangelista Giovanni nel capitolo 4. Gesù come operatore di miracoli fu accostato ad Apollonio di Tiana, filosofo neopitagorico, nato qualche anno dopo, ed il suo biografo lo presenta come un asceta e capace di produrre miracoli. Ma Gesù non fu un «guaritore professionista né diede prescrizioni terapeutiche». Egli conferendo agli Apostoli il potere sui demoni e la possibilità di scacciarli affidava loro la missione di guarire sia il corpo che l’anima. Inoltre, se il miracolo, per essere ritenuto tale, deve accadere all’improvviso ed in pubblico, la magia, viceversa, deve essere eseguita segretamente.
In questo contesto il miracolo ha assunto altre connotazioni: innanzi tutto vanno distinti due significati: secondo il primo significato è “miracolo” tutto quello che noi possiamo attribuire direttamente a Dio, in un secondo significato, “tecnico”, diremmo noi, è miracolo un fatto che la scienza dimostra essere impossibile che accada secondo le leggi naturali. Vi è, tuttavia, da osservare che per la gente comune dei primi secoli cristiani, era arduo distinguere dove è presente l’intervento miracoloso e dove l’operazione magica. Numerosi sono gli esempi riportati dalle leggende agiografiche in cui i cristiani destinati al martirio e i pagani si accusavano a vicenda di professare arti magiche. La resistenza fisica e l’indifferenza dimostrate dai martiri cristiani, durante le torture subite, dovettero sembrare ai pagani opera di magia. Sant’Ignazio di Antiochia, accusato di praticare arti magiche per non avvertire dolore, durante i supplizi, si difende affermando «Noi cristiani non siamo maghi, e anzi secondo la nostra consuetudine i maghi li consideriamo segni di morte». Negli scontri tra Santi e maghi, l’uomo di Dio è vincitore; ma per la mentalità di un pagano, di un ebreo, di chi professava una religione diversa, il Santo cristiano poteva apparire soltanto come un mago con poteri superiori.
Basta ricordarsi, infine, di alcune verità come le seguenti: il cristiano non grida con superbia attraverso formule, scongiuri e false preghiere, ma si rivolge a Dio con le parole che Gesù stesso gli ha insegnato, chiedendo che: «sia fatta la Sua volontà»; i doni carismatici possono venire solo da Dio e vengono elargiti in modo gratuito alle persone sante. Occorre pertanto abbandonarsi con fiducia nelle mani della Provvidenza per ciò che concerne il futuro e fuggire da ogni curiosità malsana.
Vito Lozito 1943-2004), nel suo libro “Agiografia, Magia, Superstizione” (Levante) scrive: «Simone è il tipico mago professionista avversato, nell’arco dei secoli, dai pensatori cristiani. Egli, infatti, osservando le guarigioni e gli esorcismi effettuati dall’apostolo Filippo, ne rimase meravigliato, si fece battezzare e chiese agli Apostoli che gli fossero resi noti i loro poteri, ritenuti da lui magici, previo pagamento, come, molto probabilmente, aveva fatto per le arti magiche, da lui precedentemente apprese». San Pietro, indignato, rifiutò e con disprezzo gli ingiunse di andar via».
Il termine magia deriva dal greco magheia, che significa scienza, saggezza. I Magi, ad esempio, erano antichi sacerdoti persiani. Anche il Nuovo Testamento parla di maghi e magia: i Magi, che secondo il racconto di Matteo, si recano alla ricerca del Bambino Gesù guidati dalla stella, non sono però maghi nell’accezione moderna del termine, ma piuttosto scienziati o sapienti. Infatti, così scrive Matteo: «Quando Gesù fu nato a Betlemme di Giudea ai tempi di Re Erode, ecco apparire dall’Oriente a Gerusalemme alcuni Magi, i quali andavano chiedendo dove fosse nato il Re dei Giudei, perché – dicevano – avevano visto la sua stella al suo sorgere ed erano venuti ad adorarlo […]». Matteo (II, 1-2).
Ma cos’è la magia? È l’arte di dominare le forze occulte della natura e sottoporle al proprio potere. Essa è stata oggetto in varie culture e in diversi periodi storici di valutazioni opposte, ora considerata forma di conoscenza superiore, ora rifiutata come impostura e condannata dalle autorità civili e religiose. Nel pensiero greco antico, il termine indicava sia la teologia dei sacerdoti persiani, sia il complesso di teorie e pratiche collegate a realtà diverse da quelle oggetto della scienza filosofico-razionale. Ai maghi, sacerdoti dell’antica religione persiana, erano attribuite doti di astrologi, indovini e stregoni. In tempi moderni, con l’avvento di un ideale scientifico razionalistico, matematico e sperimentale, il termine magia assume spesso il significato deteriore di insieme di pratiche prive di fondamento, e quindi arbitrarie quando non fraudolente.
La magia è un fenomeno abbastanza diffuso nel mondo. In Italia c’è ancora chi timoroso e fiducioso si rivolge a maghi e fattucchiere per ottenere amuleti e portafortuna, oggetti che dovrebbero avere la prerogativa di allontanare la iella, la sfortuna o il malocchio. Ma questi oggetti, pur in commercio, sembrano funzionare di più se il loro potere, tutto da verificare, è attribuito e trasmesso da chi li prepara: maghi, stregoni e sciamani. Quest’ultimo personaggio, nelle religioni siberiane e nordamericane, sembra dotato di eccezionali poteri, che facendo da intermediario con il mondo celeste e infernale, guarisce le malattie e accompagna le anime nel regno dei morti. Lo sciamano, secondo l’antropologo francese Claude Levi-Strauss, «…non è completamente privo di conoscenze positive e di tecniche sperimentali che possano spiegare in parte il suo successo; per il resto, disordini del tipo che oggi si chiamano “psicosomatici” e che rappresentano una gran parte delle malattie più diffuse nelle società a debole coefficiente di sicurezza, devono spesso cedere a una terapeutica psicologica. In complesso, è verosimile che i medici primitivi, come i loro colleghi civili, guariscano almeno una parte dei casi che curano e, che, senza questa efficacia relativa, le usanze magiche non avrebbero potuto conoscere la vasta diffusione che è loro propria, nel tempo e nello spazio».
Per il mondo antico la magia ha rappresentato un elemento di progresso, contribuendo a suscitare nell’uomo il desiderio di sfuggire ai propri limiti, stimolandolo alle successive scoperte. La magia a sua volta si divide in bianca, benefica, che soccorre e conforta, e nera, malefica, che essendo diabolica e nefasta, perverte e distrugge. Conseguentemente i maghi che esercitano la magia bianca, vengono accettati, ricercati e ben remunerati, mentre quelli che esercitano quella nera rappresentati dagli stregoni, sono meno consultati poiché molto temuti.
Capita di chiamare “uccello del malaugurio” una persona che porta cattive notizie. La frase deriva, forse, dall’antica tradizione etrusca o romana di trarre gli auspici dall’osservazione del volo degli uccelli. L’augure, infatti, era nell’antica Roma il sacerdote divinatore, che interpretava il modo di volare degli uccelli e ne traeva le previsioni. Il modo di dire potrebbe anche alludere alla superstizione popolare che ritiene di cattivo augurio il verso di certi uccelli come la civetta, il gufo, il corvo e la cornacchia, considerati annunciatori di disgrazie, per i loro versi lugubri e lamentosi.
Che differenza c’è tra magia e religione?
Nella credenza popolare la prima rappresenta un insieme di pratiche, la cui efficienza dipende dal mago o dallo stregone, ritenuto onnipotente (?), e quindi in grado di controllare le forze soprannaturali evocate con alcuni rituali. La religione invece può solo rendere favorevole una volontà, riconosciuta superiore, sia nelle pratiche religiose sia dalle stesse persone che le compiono. Così il sacerdote prega le divinità e spera di essere esaudito, il mago invece compie direttamente le azioni, pronunciando incantesimi miranti ad ottenere l’effetto sperato.
E tra religione e superstizione?
Monsignor Giuseppe Maggioni, Delegato arcivescovile dal 1994 al 2008 per i Rapporti con i Nuovi Movimenti Religiosi per il Servizio per l’Ecumenismo e il Dialogo. dell’Arcidiocesi di Milano, sostiene che «l’atteggiamento di fede consiste nel rendere a Dio l’adorazione e l’obbedienza che gli sono dovute in modo adeguato, mentre la superstizione (da «super-stare») consiste nel prestare culto divino a chi non è dovuto o nel modo sbagliato. Il che stravolge le finalità della vera religiosità, che tende invece a lasciarsi istruire dalla sapienza di Dio per poter fare la sua volontà».
Miracoli e Magia
Reviewed by Alessandro Nardelli
on
ottobre 17, 2021
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