di MARIO TAMBORRINO - Venerdì mattina alle 7 circa è stata pubblicata la seconda bozza della dichiarazione finale della ventiseiesima Conferenza delle Parti di Glasgow. Sostanzialmente non si registrano grandi novità, ma ci sono alcune modifiche soprattutto nei modi di comunicazione delle delibere.
Innanzitutto rimane invariato l’obiettivo di mantenere l’aumento della temperatura media globale al di sotto dei 1,5°C e di tagliare del 45% le emissioni al 2030 rispetto al 2010, conditio sine qua non, secondo gli scienziati, per arrivare alla neutralità carbonica entro la tanto discussa ma sempre non meglio precisata “metà del secolo”.
Il cambiamento più evidente riguarda lo stop ai finanziamenti alle industrie del carbone: rispetto alla prima bozza ora si parla di «eliminazione graduale dell’energia a carbone senza sosta e dei sussidi inefficienti per i combustibili fossili».
Al centro della discussione è quell' “inefficienti”, che ai più scettici suona come una sorta di giustificazione per i Paesi che vogliono continuare a finanziare questo determinato settore, rinunciando a ciò che viene considerato inefficiente; a questo bisogna aggiungere che, almeno per il momento, manca il paragrafo dedicato appunto alla trasparenza, che regolerebbe modalità e tempistiche degli interventi all’industria del carbone.
Il WWF parla di “passo indietro” e auspica un’urgente eliminazione di tutti i sussidi per i combustibili fossili. Critiche anche da Greenpeace.
Anche sull’eventuale finanziamento di 100 miliardi ai Paesi poveri si è usato un linguaggio più “ammorbidito”. Lo stesso premier Draghi in contatto telefonico con l’omologo britannico Johnson sta lavorando su questo punto e un portavoce di Downing Street ha rivelato che “si sta lavorando insieme per guidare i progressi nei negoziati. I leader hanno convenuto che sono necessari progressi sulla finanza, in particolare sull’obiettivo di 100 miliardi di dollari, e impegni più ambiziosi sulla riduzione delle emissioni”.
Innanzitutto rimane invariato l’obiettivo di mantenere l’aumento della temperatura media globale al di sotto dei 1,5°C e di tagliare del 45% le emissioni al 2030 rispetto al 2010, conditio sine qua non, secondo gli scienziati, per arrivare alla neutralità carbonica entro la tanto discussa ma sempre non meglio precisata “metà del secolo”.
Il cambiamento più evidente riguarda lo stop ai finanziamenti alle industrie del carbone: rispetto alla prima bozza ora si parla di «eliminazione graduale dell’energia a carbone senza sosta e dei sussidi inefficienti per i combustibili fossili».
Al centro della discussione è quell' “inefficienti”, che ai più scettici suona come una sorta di giustificazione per i Paesi che vogliono continuare a finanziare questo determinato settore, rinunciando a ciò che viene considerato inefficiente; a questo bisogna aggiungere che, almeno per il momento, manca il paragrafo dedicato appunto alla trasparenza, che regolerebbe modalità e tempistiche degli interventi all’industria del carbone.
Il WWF parla di “passo indietro” e auspica un’urgente eliminazione di tutti i sussidi per i combustibili fossili. Critiche anche da Greenpeace.
Anche sull’eventuale finanziamento di 100 miliardi ai Paesi poveri si è usato un linguaggio più “ammorbidito”. Lo stesso premier Draghi in contatto telefonico con l’omologo britannico Johnson sta lavorando su questo punto e un portavoce di Downing Street ha rivelato che “si sta lavorando insieme per guidare i progressi nei negoziati. I leader hanno convenuto che sono necessari progressi sulla finanza, in particolare sull’obiettivo di 100 miliardi di dollari, e impegni più ambiziosi sulla riduzione delle emissioni”.
Cop26, venerdì è arrivata una seconda bozza
Reviewed by Alessandro Nardelli
on
novembre 13, 2021
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