Questa nuova svolta nella vicenda deriverebbe soprattutto dalle parole del pusher Fabio Miradossa, il quale ha dichiarato che Marco sarebbe stato ammazzato. Senza dimenticare che il crollo umano del Pirata cominciò quando fu trovato positivo al famoso controllo antidoping di Madonna di Campiglio durante il Giro d’Italia 1999 che stava letteralmente dominando. Ematocrito troppo alto e corridore spedito a casa, mentre in seguito si sarebbe appurato che forse anche la criminalità organizzata era coinvolta: “Mi dissero di scommettere contro Pantani perché non avrebbe finito il Giro”, queste le parole del boss Renato Vallanzasca.
La speranza è che Marco possa un giorno, finalmente, riposare in pace. Si è trovato coinvolto in qualcosa di molto più grande di lui, in un sistema (ciclistico e non) decisamente poco pulito e, purtroppo, ne è rimasto travolto. Servirà a poco, ma l’affetto che la gente comune continua a dimostrargli lungo le strade del Giro con cori, scritte sull’asfalto e cartelloni prova inequivocabilmente che Marco non è semplicemente passato, ma ha lasciato un segno nel cuore di chiunque ami lo Sport.
Per la doppietta Giro-Tour nel ’98, per il duello con Tonkov a Montecampione, per la rimonta irreale di Oropa, per la dimostrazione di onnipotenza a Les Deux Alpes, per la commozione che suscitava quando gettava la bandana e, mani basse sul manubrio, decideva di salutare il resto del gruppo: faceva semplicemente un altro sport rispetto a tutti gli altri.
Un artista della bicicletta, un “elefante magrolino che scriveva poesie”, un uomo, Marco, che andava così forte in salita per abbreviare l’agonia. Uomini così non muoiono mai per sempre.
Ecco perchè è doveroso andare in fondo alla vicenda.
Sport, riaperta l’inchiesta sulla morte di Marco Pantani
Reviewed by Alessandro Nardelli
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novembre 23, 2021
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