di MARIO TAMBORRINO - Negli ultimi giorni, la stampa italiana sta dando spazio alle azioni di Giuseppe Conte. Il leader dei 5 Stelle sta riorganizzando la struttura del Movimento e una delle mosse principali è stata sicuramente l'avvicinamento a Enrico Letta e al PD, un rapporto che lo stesso Conte ha definito “franco”, nel corso di un’intervista a L’aria che Tira su La7.
A testimonianza della vicinanza, alcuni giorni fa Letta aveva offerto a Conte il seggio uninominale della Camera, lasciato libero da Roberto Gualtieri, un invito che il leader pentastellato ha, però, formalmente rifiutato, a fronte di una riorganizzazione, di cui sopra, che Conte intende far partire dal basso e con un consenso raggiunto nel tempo: “Voglio entrare in Parlamento con un programma di governo nato dal basso e frutto del dialogo con, dopo una campagna elettorale ampia e diffusa”. “Più si estende il campo e più si raccolgono indirizzi politici che esprimono personalismi e più la proposta di governo non è più credibile”.
Il no di Conte, comunque, non dovrebbe avere immediate ripercussioni sul rapporto col Partito Democratico e si pensa di lavorare ulteriormente su quest’intesa, anche in vista della futura elezione del Capo dello Stato. Impossibile non citare le lusinghe che ultimamente Silvio Berlusconi ha indirizzato verso il leader del M5S, lodando il reddito di cittadinanza e affermando che il voto al Movimento 5 Stelle viene “Dallo stesso disagio e dallo stesso fastidio per un certo tipo di politica per la quale è nata Forza Italia”. Un accostamento che Conte ha accolto con moderatezza: “Ha interpretato la voglia di rinnovamento di un Paese ma complice anche un conflitto di interessi di cui è stato latore ci sono dei passaggi che non sono nel DNA del Movimento 5 Stelle”.
A testimonianza della vicinanza, alcuni giorni fa Letta aveva offerto a Conte il seggio uninominale della Camera, lasciato libero da Roberto Gualtieri, un invito che il leader pentastellato ha, però, formalmente rifiutato, a fronte di una riorganizzazione, di cui sopra, che Conte intende far partire dal basso e con un consenso raggiunto nel tempo: “Voglio entrare in Parlamento con un programma di governo nato dal basso e frutto del dialogo con, dopo una campagna elettorale ampia e diffusa”. “Più si estende il campo e più si raccolgono indirizzi politici che esprimono personalismi e più la proposta di governo non è più credibile”.
Il no di Conte, comunque, non dovrebbe avere immediate ripercussioni sul rapporto col Partito Democratico e si pensa di lavorare ulteriormente su quest’intesa, anche in vista della futura elezione del Capo dello Stato. Impossibile non citare le lusinghe che ultimamente Silvio Berlusconi ha indirizzato verso il leader del M5S, lodando il reddito di cittadinanza e affermando che il voto al Movimento 5 Stelle viene “Dallo stesso disagio e dallo stesso fastidio per un certo tipo di politica per la quale è nata Forza Italia”. Un accostamento che Conte ha accolto con moderatezza: “Ha interpretato la voglia di rinnovamento di un Paese ma complice anche un conflitto di interessi di cui è stato latore ci sono dei passaggi che non sono nel DNA del Movimento 5 Stelle”.
Politica, la linea di Giuseppe Conte: entrare in Parlamento “ma dalla porta principale”
Reviewed by Alessandro Nardelli
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dicembre 08, 2021
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